Le figure dei Re Magi portatori di doni e primi esseri umani a riconoscere la divinità di Gesù, sono una delle tradizioni legate al Natale più note e sentite.
Diversamente rispetto ad altre figure che popolano il periodo natalizio, come la Befana o Babbo Natale, I Magi hanno caratteristiche legate più profondamente alla tradizione cristiana, e come San Nicola fondano le propria matrice culturale all’interno di un quadro storico passato.
Nella narrazione “storica” e nell’interpretazione di diverse culture, i tre viandanti si dice fossero degli astrologhi persiani che avevano colto, leggendo il cielo, i segnali dell’arrivo di un Dio in Terra. Secondo la leggenda si narra che i Re Magi si fossero incamminati verso Betlemme per onorare, e per essere i primi a omaggiare la venuta di una divinità fra gli uomini.
Molto probabilmente questa associazione dei Magi allo scrutare il cielo è legata all’esistenza, nell’ultimo periodo dell’impero persiano, dei magoi i re-sacerdoti di Zoroastro. Il fatto che la religione e la tradizione culturale dei Re Magi fosse quella persiana, rende questi personaggi importantissimi per il riconoscimento della divinità di Gesù come portatore della luce divina di un dio unico, non solo si pensa che l’identificazione dei Magi con i sacerdoti persiani abbia fatto di Gesù la prima divinità riconosciuta dai sacerdoti di Zoroatro.
Sostanzialmente i Re Magi con il viaggio da loro compiuto, sono una trasposizione di quella che poi sarebbe stata la missione di Gesù sulla Terra, di riunire sotto un unico cielo le varie derive pagane o politeiste.
I Magi diventano quindi i portatori di un messaggio di fede molto profondo. L’iconografia classica oramai vede i Re Magi come tre re filosofi che arrivano dalle tre parti del mondo allora conosciute: l’Africa, l’Asia e l’Europa, essi sono infatti un nero, un bianco e un arabo (Gaspare, Melchiorre e Baldassarre), quale miglior simbologia per rappresentare la forza della spinta di una nuova religione emergente che voleva unificare i popoli sotto un unico messaggio di fede? Il vangelo di Matteo è poi l’unico a narrare di questa vicenda, e la mancanza di fonti relative al passato hanno spinto l’esegesi storico-culturale a creare dei distinguo fra quelli che furono i fatti di origine storica, e la fantasia.
Ormai la versione più diffusa è che il racconto dei Re Magi sia una specie di favola con morale, utile a comprendere la necessità di riunire le popolazioni sotto un’unica identità culturale attraverso un processo di coinvolgimento della fede.
Nella tradizione cattolica italiana poi l’adorazione dei Magi avviene con la dodicesima notte del Natale e coincide con l’Epifania, mentre in altre tradizioni viene festeggiata la notte stessa di Natale. Se in Spagna, ad esempio, i bambini scrivono lettere ai Re Magi come per il nordico Babbo Natale, in Italia invece questi personaggi fanno solo parte di un ciclo di avvenimenti che si ricordano nella storia del Natale.
Significativo poi come per la nostra cultura questi personaggi vengano festeggiati lo stesso giorno dell’epifania e quindi della Befana, la dodicesima notte del periodo che sta a cavallo fra la fine dell’anno e l’inizio di un nuovo raccolto.
La tradizione sistema quindi questi personaggi in un momento fertile delle vicende umane, si dice anche che la tradizione dei focolari del sei gennaio si tramandi perché erano i fuochi accesi per illuminare il cammino di questi viandanti. La tradizione cristiana lega anche il personaggio della befana ad avvenimenti legati al loro cammino verso Betlemme.
Alcuni racconti dicono che i Magi fossero meno forse solo due, altri di più, ne vengono indicato addirittura dodici, come poi furono gli apostoli; la definitiva identificazioni in tre avventori, rimanda ovviamente alla radice “magica” e significativa di questo numero,oltre che alla triade dei doni: oro per la regalità, incenso per il sacerdozio e mirra, che rappresentava l’espiazione dei peccati.